LE CELEBRAZIONI​

Nel 2024 ricorrono i 150 anni della nascita dell’architetto Ernesto Verrucci Bey (1874 – 1945), nativo di Force, in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche.

Le celebrazioni sono volute dal Comune di Force e realizzate dalla FAS Snc. Lo scopo è di ricostruire non solo le vicende biografiche, le opere artistiche e architettoniche e i fitti intrecci diplomatici e culturali della vita di Ernesto Verrucci, ma anche delineare un quadro chiaro delle dinamiche che interessavano la società egiziana – di cui Verrucci si trova ad essere esponente di spicco – nel momento di passaggio tra Ottocento e Novecento. Infine, ulteriore obiettivo è sottolineare la positiva e importante possibilità di un dialogo interculturale tra Italia ed Egitto.

Ogni filone sarà sviluppato nel corso dell’anno con cicli di conferenze a tema, lezioni, proiezioni e dibattiti tenuti da esperti del settore. Le attività saranno impreziosite da due mostre di altissimo livello scientifico (una dedicata a Ernesto Verrucci e l’altra ai tesori dell’antico Egitto) e da numerosi eventi collaterali.

CHI ERA ERNESTO VERRUCCI

Ernesto Verrucci nasce a Force, in provincia di Ascoli Piceno, nel marzo del 1874. Trascorre l’infanzia tra Force e il modenese, dove frequenta il Regio Istituto di Belle Arti di Modena.
Nel 1897 si arruola volontario per la guerra greco-turca nelle fila di Ricciotti Garibaldi. La partecipazione al conflitto pare essere la chiave di volta della sua vita: lì conosce Gerardo Petracchi, grazie al quale si trasferisce in Egitto, tra 1897 e 1898, ad Alessandria. Appena arrivato, Verrucci inizia a lavorare nel personale del Museo Greco-Romano, contribuendo in maniera diretta ad alcuni importanti scavi. Il soggiorno presso Alessandria è breve, ma gli è utile per comprendere non solo il pensiero degli egiziani, ma anche la società, le mode, il clima e la cultura di quel Paese, tanto diverso e tanto lontano dall’Italia.
L’arrivo al Cairo, nel 1898, apre le porte all’ascesa dell’architetto, che diverrà anche disegnatore, progettatore di interni, consigliere di fiducia di re Fuad I, preside della scuola italiana di arte applicata all’industria Leonardo Da Vinci del Cairo, presidente per circa vent’anni della sezione cairota della Società Nazionale Dante Alighieri e cultore di materie storiche e archeologiche.
Al Cairo Verrucci viene scelto come Architetto Caposezione dei Lavori Pubblici, su nomina ministeriale. Nel 1907 decide di abbandonare l’impiego per dedicarsi all’esercizio dell’attività di architetto in proprio. Nei primissimi anni Dieci del Novecento cominciano, quindi, le prime committenze private, come il monumento funerario della famiglia Nuncovic nel cimitero greco-ortodosso del Cairo, quello della famiglia Elui Pascià in stile arabo nel cimitero musulmano dell’Imam Esh-Shafii, e la villa de Martino, sempre al Cairo.
L’architetto si spegne a Force nel luglio del 1945

La fortuna dell’architetto in Egitto è strettamente legata alle sorti di Fuad I, sovrano egiziano di nascita ma di formazione italiana, che aveva studiato all’Accademia di Torino e che mai smette di amare la cultura e l’estro dell’Italia. Fuad regna sull’Egitto dal 1917, anno che vede l’inizio dei più grandi successi di Verrucci, fino al 1936, quando la sua buona stella sembra, pian piano, tramontare.

Il 1918 è un anno cruciale: Verrucci viene nominato Architetto Capo dei Waqfs sultaniali ed entra a far parte del Comitato di Conservazione dei Monumenti dell’Arte Araba, organo che si occupa della tutela e della conservazione del patrimonio artistico e monumentale islamico. Nel 1919, concorre a legarlo ancora più strettamente alla Casa Reale la progettazione della tomba di Fuad e della regina madre nella moschea cairota di Al-Rifai. Poco tempo dopo, l’architetto acquisisce il titolo onorifico di Bey, che affiancherà al proprio cognome per tutta la vita, e la carica di Architetto Capo dei Palazzi Reali, che mantiene fino alla morte di Fuad, realizzando numerosissimi lavori di costruzione, restauro, rifacimento e ampliamento, sia di interni che di esterni, di molti degli edifici reali, la cui maggioranza è, ancora oggi, sede dei palazzi presidenziali egiziani.

Il passaggio tra anni Venti e anni Trenta segna il massimo apice della fama dell’architetto: egli ristruttura, al Cairo, il Palazzo Reale di Abdin e il Palazzo Reale di Kubbeh, mentre ad Alessandria lavora al Monumento al Khedivé Ismail, oggi Monumento al Milite Ignoto, realizzato in travertino piceno, al Palazzo Reale di Ras el Tin e al Palazzo Reale di Montaza. Tra gli altri lavori, ricordiamo le architetture civili di Damanhur, la sede della Società Reale di Economia Politica e Legislazione e la sede della Società Reale Entomologica d’Egitto al Cairo, la casa di riposo Vittorio Emanuele III e la sede dell’Associazione Internazionale Soccorsi Sanitari d’Urgenza ad Alessandria.

Verrucci si dimette dalla carica di Architetto Capo dei Palazzi Reali nel 1936, poco dopo la morte di Fuad, essendo la sua fama e la sua posizione scosse dalla morte del protettore e dalle nefaste conseguenze della politica internazionale.

Egli torna definitivamente in Italia tra la fine del 1939 e l’inizio del 1940, passando a Force gli ultimi anni della vita, in una particolare abitazione da lui stesso progettata, il Villino Verrucci, fortemente ispirata al Palazzo di Montaza.

BIOGRAFIA INEDITA

Intervista all’autrice Flavia Orsati, al direttore dei Musei Civici di Ascoli Stefano Papetti, al sindaco Amedeo Lupi e all’editore Marco Corradi di FAS Editore durante la presentazione del libro presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno (13 aprile 2024).